La storia dell’Italia fascista comprende quel periodo che va dalla presa del potere del fascismo e di Benito Mussolini, ufficialmente avvenuta il 29 ottobre 1922, sino alla fine del regime, avvenuta formalmente il 25 luglio 1943. Nonostante il regime avesse in Italia un fortissimo consenso, vi furono anche numerosi oppositori, contrari alle ideologie e alla politica del Duce. Attraverso organizzazioni paramilitari il fascismo rese clandestina qualsiasi forma di opposizione. Al termine della prima guerra mondiale, il movimento antifascista era costituito dai componenti delle organizzazioni operaie, dai militanti socialisti, comunisti e anarchici e dai rappresentati delle organizzazioni liberali.
Indice:
- Periodo e durata di osservazione
- Reazioni del governo all’opposizione
- Studio degli osservati
- Conseguenze della caduta del regime
Periodo e durata di osservazione
Nel 1928 e nel 1929 si ebbe il massimo numero di nuovi osservati perché in quegli anni il fascismo aveva ormai consolidato il suo potere e poteva limitare meglio le forme di opposizione.

Per molti soggetti l’osservazione durava circa un decennio, mentre pochissimi vennero attenzionati per quasi un cinquantennio. Si trattava probabilmente di coloro che organizzarono la Resistenza italiana e si riunirono nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Tra questi vi sono Canio Bozza, Nicola De Stefano, Vincenzo Cotone e Giuseppe Stanco, che sono stati osservati per ben 49 anni.

Reazioni del governo all’opposizione
Ecco in che modo veniva praticamente attuata la repressione dell’antifascismo. I provvedimenti più diffusi nei confronti degli osservati erano la radiazione e l’iscrizione alla Rubrica di frontiera. Il termine “radiazione” indica la fine della sorveglianza, la chiusura definitiva del fascicolo e la sua eliminazione dal Casellario. La Rubrica di frontiera era invece un elenco di soggetti che sarebbero potuti espatriare per sfuggire alla repressione.

A causa della repressione, molti osservati furono costretti a lasciare la loro terra d’origine, emigrando specialmente nel Nord Italia, in Europa e all’estero.

Studio degli osservati
Nella Provincia di Avellino la maggior parte degli osservati appartenevano al partito socialista, che per ideologie più si differenziava da un movimento politico di estrema destra come il fascismo.
- Colore politico degli osservati
Ecco dove operavano i socialisti.
- Mappa dei socialisti in Irpinia
Si nota che la maggior parte degli antifascisti erano contadini: probabilmente la politica agricola di Mussolini o la ridistribuzione della ricchezza durante il regime aveva suscitato parecchio malcontento tra la parte più povera della popolazione.

Conseguenze della caduta del regime
Il 1943, invece, in coincidenza con la caduta del fascismo, è l’anno col numero maggiore di fine osservazioni, sintomo del fatto che il regime stava ormai perdendo autorità sul territorio.

Il movimento antifascista ebbe in fin dei conti successo poiché portò il regime alla caduta e con il referendum del 1946 alla nascita della Repubblica Italiana. Ancora oggi nella Costituzione Italiana, in vigore dal 1° gennaio 1948, è sancito il divieto di rifondazione del Partito fascista.
E’ dunque un onore sapere che anche nella Provincia di Avellino furono in molti a lottare con e senza le armi contro la dittatura e l’oppressione.